Partendo dall’idea che ognuno ha una finestra, un balcone, un qualche altro luogo, da cui guardare il mondo che ci ospita, abbiamo pensato di dedicare ogni tanto un’immagine, e magari una riflessione, a ciò che possiamo osservare ogni giorno che è in sostanza il paesaggio, ossia l’aspetto che assume un determinato territorio, in seguito a interventi dell’uomo stratificati in varie epoche, in seguito a dinamiche che hanno modificato in vario modo singole parti o elementi, tutti legati fra loro in una struttura complessa, ma leggibile e dinamica. Il paesaggio non è solo quello bello da vedere, è un vigneto, un bosco, un campo di ulivi, di ciliegi, una vallata terrazzata, le macchie scure dei giardini a conifere che adornano le ville venete una contrada o una casa sparsa, una stradina o un’edicola sacra, un muro a secco. Ed è soprattutto tutto questo osservato nell’insieme, nelle differenze e nelle sfumature, nelle relazioni fra i singoli elementi.
Il paesaggio in passato ha interessato soprattutto letterati e artisti, oggi deve coinvolgere tutti, cittadini singoli e istituzioni o associazioni, perché una casa, una villa, un vigneto, perfino una strada possono avere un proprietario, ma il paesaggio è di tutti.
Il paesaggio è la carta d’identità di un territorio, di un ambiente, di una cultura perché la qualità della vita uno scenario: nessuno può essere felice nel buio della sua stanza. Nell’incontro fra culture il paesaggio può funzionare da lingua base, da interfaccia: qualsiasi discorso sulla condizione umana non può che partire dal rapporto con l’ambiente. La cittadinanza vera comporta appartenenza e assunzione di responsabilità e lo studio del paesaggio è un fondamentale esercizio di attribuzione di senso: la complessità del presente e del futuro ci chiede di caricare di senso una pluralità di segni sparsi intorno a noi.